Mi è stato chiesto, nel lungo prepartenza di quest’anno, quante barche
ci fossero alla prima Barcolana e quali fossero i motivi che spingono
moltissimi velisti ad affrontare trasferimenti anche lunghi, o
costringono un baronetto inglese a svegliarsi alle 4 a Londra – volo
in jet privato – per regatare alle 10:30 a Trieste.
Le barche erano 51 e dalla Barcolana numero 1 tutti gli anni ci
inebriamo di questa magia: un po’ perché siamo ancora tutti “caldi”
dall’estate e non vogliamo rassegnarci all’inverno, un po’ perché
Trieste è accogliente (se rimani un week end, poi devi vedertela
tu…), un po’ perché c’è una grande festa “pagana”, “laica”, più
inclusiva del Salone Nautico.
Quindi trasferimenti al freddo, al buio, angoscia per le previsioni
meteo, stress – e botte – alla partenza. Questo mischiarsi di velisti
e non velisti, sentirsi dentro un grande festival a terra e parte
della grande famiglia dei velisti in mare. Barcolana è di tutti: del
mio neofita prodiere che sgrana gli occhi e del Nibbio che c’è sempre
stato (quest’anno addirittura OCS… partenza anticipata… che
grinta!).
Qualche anno fa mi ritrovai a bordo con Aldo Vidulich, anzianotto
arzillo che la prima Barcolana l’ha vinta e che leggeva le raffiche
come noi sfogliamo Facebook. Regatante convinto e attento, ma pur
sempre “Barcolano”… sulla bolina del terzo lato (25 nodi alti)
chiese “vin, pan e formaio”.
Per me la Barcolana è tornare nella mia città d’elezione, rivedere gli
amici, abbracciare i loro figli, fare festa con nuovi allievi e le
birrette in Cavana, in Piazza o in via Torino. Respirare la bora che
sa di terra, di conifere: non di mare come quando arriva da noi.
E’ l’alba sull’Istria del trasferimento dell’andata, il tramonto a
Capo Salvore del ritorno.
La regata è solo il 5% dell’affare.
Tutti gli anni il Mercoledì di Barcolana mi chiedo “Ma chi me lo ha
fatto fare? Basta. Ultimo anno” e poi mi ricordo la trepidazione in
cui negli anni dell’università aspettavo di leggere sui manifesti i
nomi di chi avrebbe suonato ai concerti.
Mi piace, in Barcolana, cazzeggiare pigramente per gli stand… anzi
mi piacerebbe visto che passo tutto il week end a girare a salutare
gente, a vedere barche.
Ma che spettacolo i sorrisi, gli incroci, i complimenti e gli sfottò,
il rito di sdraiarsi a prua a testa in giù per attaccare i numeri di
mascone, i brindisi quando è notte e sai che dovresti dormire ma la
festa è lì e la devi vivere perché non si può rimandare.
Insomma, ciao Trieste mia, ci vediamo – se non prima – l’8 Ottobre 2017
Ale S.
.